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MARTIRIO

FLOR DE PIEL

Barcode: 8428353520112 / Cat: 52PM01 / 1 CD / Label: KARONTE

Personaggio di primo piano nella scena musicale spagnola (è sulla ribalta da almeno vent’anni) Mirabel Quinones (Huelva, 1954) ha sempre giocato sul mistero che circonda la sua personalità, aiutandosi con improbabili abbigliamenti postmoderni e occhiali dalle lenti scure dietro cui si nasconde regolarmente. Dagli esordi nel 1981 col gruppo andaluso Jarcha, segue il successo di pubblico riscontrato all’interno del gruppo di Kiko Veneno (integrato dai Pata Negra, Raimundo y Rafael Amador) dove acquisisce il nome di Martirio nell’allestimento di uno spettacolo che miscela flamenco, rock postmoderno e influenze estetiche comiche, che la convince a lanciarsi nella prima incisione discografica solitaria nel 1986 con Estoy mala. Da qui in avanti la sua reinterpretazione della copla (versione spagnola di "couplet") che ella intreccia al rock, alle classiche tonadillas (forma di teatro musicale risalente al settecento) e al flamenco, la porta a diventare (grazie ad un potente humor simile a quello che anima le pellicole di Almodovar) l’icona delle mujer atribolada, conquistandosi spazi considerevoli alla televisione, alla radio e al cinema.

Con i seguenti Crisalitos machacaos e La bola de la vida del amor Martirio smette gli ornamenti esuberanti, i lunghi guanti neri ed il ventaglio per aprirsi all’influenza del jazz e del blues (complice la Real World di Peter Gabriel) virando in direzione di una approfondita ricerca stilistica e vocale e cimentandosi come autrice di testi in He visto color del 1994. Con quest’ultimo disco inizia la collaborazione con il figlio Rodriguez, chitarrista, che l’accompagna anche nel successivo Coplas de madruga disco col quale inaugura una trilogia dedicata alla canzone sudamericana e spagnola.

Sembrano lontani i tempi della trasgressione, del provocatorio sberleffo sociologico della mujer atribolada. La voce di Martirio freme, amministra a dovizia le tensioni, i silenzi, la sua passione è tangibile, irresistibile. La sua interpretazione dei popolari cantes de la otra orilla, la sponda opposta separata dall’Oceano Atlantico (ove poco ci si è accorti, come sottolinea giustamente nelle note di copertina la cubana Marta Valdes, del grande debito nei confronti della musica spagnola) la avventura nel repertorio poco noto della canzone ispanoamericana firmato da Maria Grever, Bola De Nieve, Marta Valdes, Carlos Gardel, Renè Touset, Vinicious De Moraes, Vicente Garrido, J.M. Contursi, Discepolo e altri.

Ma il disco non rappresenta soltanto il superamento di una sfida personale, è anche una dignitosa indagine filologica nei meandri del flamenco per sottolineare quanto questo linguaggio musicale sia ricettivo, permeabile e sorprendentemente fruttifero. Complici in questo risultato sono Chano Dominguez, eccelso pianista che guida magistralmente da tempo il sodalizio tra flamenco e jazz e soprattutto Rodriguez, chitarrista ispirato e curioso che con la tecnica strumentale di cui è in possesso (suona anche il tres cubano) riesce a plasmare l’arte flamenca al sottile colloquio stilistico con la cultura d’oltreoceano.
Quando l’irresistibile beat delle palmas segna il passo (la sevillana Quisiera amarte menos lascia ipnotizzati per la girandola di controtempi) anche un orecchio meno attento riconosce l’autorità del flamenco così come Volver, che diventa una buleria con Martirio che esplica diverse nuances del cante flamenco. Ma Alma mia ha evidenti nuances latine e No te importe saber, cavallo di battaglia della colombiana Claudia Gomez, rimanda alla poesia sonora di Compay Segundo. Per non parlare delle falsata che Rodriguez (spalleggiato da un chitarrista veterano come Paco de Amparo) riesce ad infilare nelle melodie originali. Il contrabbassista Javier Colina asseconda, sinuoso, la melodia e il batterista Guillermo McGuill spazzola leggero il suo rullante, tutti all’inseguimento dell’accorata poesia vocale di Maribel che ci accarezza e rabbrividisce la pelle.



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