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MARCIANO, CARLA

STREAM OF CONSCIOUSNESS

Barcode: 8032050012032 / Cat: AFMCD153 / 1 CD / Label: ALFAMUSIC

Quando esordì per la Black Saint, Carla Marciano fece sì che il jazz italiano aggiungesse ad una generazione sempre più ricca di figure femminili, non solo pianiste e cantanti, ma anche una sassofonista di livello internazionale. A distanza di alcuni anni, questo quarto Cd, che segna il suo esordio per AlfaMusic, conferma quanto già all’epoca era ben più di una semplice intuizione, cioè che ci si trova di fronte ad una esponente di rilievo del jazz contemporaneo italiano e ad una notevole strumentista, specialista sia del sax alto, sia di uno strumento poco utilizzato e difficile da padroneggiare e da intonare correttamente: il sax sopranino. Non solo, ma proprio l’ascolto del Cd permette di rendersi conto che è anche una artista dalla precisa linea poetica, affinata e sviluppata nel corso del tempo grazie all’affiatamento con i suoi partner, elemento imprescindibile per far crescere coerentemente un progetto musicale. Qual è dunque il cuore della sua musica e quali gli elementi centrali del linguaggio della sassofonista campana? Basta un ascolto per rendersi conto che qui batte forte il cuore per John Coltrane, soprattutto per quello del periodo conclusivo della vicenda del quartetto, forse il più complesso e difficile da decifrare, nel quale i cromatismi e l’uso di una sonorità densa, di un sound coloristico tipico della metà degli anni ‘60, erano in realtà il frutto dell’evoluzione dei suoi moduli classici, i Coltrane’s changes e gli Sheet of Sounds, in un fraseggio aperto alle sollecitazioni provenienti dalla scena più radicale di quello straordinario periodo. Quel linguaggio, ormai metabolizzato e personalizzato, rappresenta l’humus del pensiero espressivo della Marciano, che nei brani dell’album (quasi tutti di sua composizione) mette in luce una grande energia, un feeling che emerge con intensità dal suo torrenziale fraseggio. L’urgenza espressiva sfocia anche in parti di solo sassofono, cadenze estreme per la potenza sonora e la libertà espressiva che evidenziano, la cui presenza determina una maggior articolazione interna delle composizioni, in cui si affiancano senza soluzione di continuità momenti meditativi e frenetiche volate al calor bianco, con le frasi inanellate l’una dopo l’altra in un work in progress dal pathos coinvolgente. Sorprende l’aplomb dei suoi musicisti, capaci di spingere in avanti la musica con il relax necessario alla sassofonista per non perdere la strada, per ritrovarsi con loro senza difficoltà dopo l’invenzione di lunghe arcate melodiche che, a ben vedere, sono sorrette da una stringente logica costruttiva. Musicisti esperti, che evitano di scivolare negli stereotipi a cui il riferimento coltraniano potrebbe facilmente portarli, e abili nel mantenere salda un’identità di gruppo in una musica che altrimenti potrebbe risultare troppo sbilanciata a favore del leader. Naturalmente quello di Coltrane è solo un riferimento, un mondo a cui ispirarsi, perché quella lezione viene portata nell’ambito di quella tendenza della contemporaneità che guarda alla storia del jazz per trarre dal passato le ragioni del proprio presente.
Maurizio Franco

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