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PEGHIN, MARCELLO

IL CLAVICEMBALO BEN TEMPERATO

Barcode: 8015948302866 / Cat: IS004 / 1 CD / Label: ISOLA DEI SUONI

Marcello Peghin, chitarrista e compositore, si muove a suo agio tanto nell’ambito della musica colta che in quella improvvisata. Suona la chitarra classica a 10 corde, la 12 corde, la chitarra baritono, la viola caipira, la chitarra elettrica, la chitarra folk e i live electronics. Ha suonato con musicisti di diversa estrazione e di grande caratura come Dino Saluzzi, Enrico Rava, Tony Scott, Lester Bowie. Ha militato per tre anni nel gruppo della cantante tuva Sainko Namtchilak con la quale ha suonato in Russia, Stati Uniti, Europa, Brasile (da ricordare il concerto con Gilberto Gil a Salvador di Bahia). Dal 1988 collabora con il sassofonista Enzo Favata con il quale ha suonato in Europa, Brasile, Argentina, Egitto, Giappone, Canada e ha realizzato diverse incisioni discografiche in qualità di interprete e autore. Ha pubblicato il cd “Variazioni Goldberg” di J. S. Bach, trascritte per chitarra a 10 corde. In questo suo nuovo lavoro è impegnato nella trascrizione e interpretazione dell’opera di J. S. Bach, Il clavicembalo ben temperato - libro I, Preludi & Fughe BWV 846-857. Nell’inverno del 1722, Bach lavorò ad una raccolta di composizioni, alcune delle quali figuravano già in forma più breve nel Clavierbuchlein. Si tratta di 24 Preludi, ognuno seguito da una Fuga; ciascuna coppia è in una tonalità diversa e le tonalità progrediscono in ordine ascendente. Verso la fine del 1722, l’opera è completata e reca un titolo imponente: Clavicembalo ben temperato, o preludi e fughe in tutti i toni e semitoni, sia con la terza maggiore o “do, re, mi”, sia con la terza minore o “re, mi, fa”. Per lo studio e il profitto dei giovani musicisti desiderosi di istruirsi e per la gioia di chi è già esperto di quest’arte. Vista l’ammirazione suscitata da quest’opera, alcuni anni dopo Bach aggiunse un secondo libro di preludi e fughe. Nella trasposizione per chitarra, si abbandona il criterio della progressione cromatica delle tonalità per lasciare spazio a impianti tonali più adatti allo strumento. Tuttavia l’utilizzo del decacordo e della sovraincisione ha permesso di evitare i cambi di ottava nei bassi e l’eliminazione di voci rispetto alla partitura originale. Marcello Peghin




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