FERRA, BEBO
MARI PINTAU
Barcode: 8015948001035 / Cat: SCA103 / 1 CD / Label: EGEA
La musica di Bebo Ferra offre all’ascoltatore sin dai primi minuti due virtù, bellezza e trasparenza, che attraversano in maniera costante, come traccianti luminose, tutta la sua discografia. La chiarezza con cui Bebo presenta le proprie composizioni (sempre caratterizzate da notevole felicità inventiva e da un senso melodico che ha pochi paragoni sulla scena musicale odierna) fa sì che in esse l’espressività si disveli con la maggior naturalezza possibile, anche quando è costruita su sofisticate progressioni armoniche oppure viene sorretta da intelaiature ritmiche complesse e asimmetriche. Lo sguardo di questo musicista e dei suoi compagni di viaggio è costantemente rivolto a un orizzonte mediterraneo che non si presenta mai in forma turistica; nessuna citazione banalmente "etnica" percorre queste stanze musicali e anche l’uso di strumenti tradizionali sardi, così come il titolo stesso del disco, va’ inteso unicamente come lampo della memoria, rivendicazione di appartenenza a una terra non si sa fino a che punto reale o sognata. Il dialogo tra la chitarra e gli altri strumenti è costantemente alimentato dalla perfetta intesa creata con i musicisti qui presenti, siano essi il contrabbasso assai virtuosistico di Paolino Dalla Porta, le frasi dei fiati di Javier Girotto sempre intelligentemente a cavallo tra i più diversi moduli stilistici o le sbalorditive evoluzioni coloristiche delle percussioni di Roberto Dani, in grado di aggiungere swing e calore a ogni momento del disco. Rispetto ai precedenti dischi di Bebo le composizioni affermano una volontà di comunicazione ancor più esplicita, capace di trascendere facilmente i confini ristretti dell’ambito puramente jazzistico per rivolgersi a un pubblico assai più ampio e diversificato, il tutto senza fare alcuna concessione a facilonerie di sorta. Basta ascoltare pochi brani per capire che questo disco resterà a lungo nel lettore del CD, e ogni ascolto sarà al tempo stesso una conferma del talento di questi musicisti e una scoperta sempre nuova di voci e colori diversi, tutti facenti parte di questo "Mare Dipinto" che evoca le sfumature cromatiche cui si riferiva Pasolini in una sua indimenticabile poesia del 1971: " Luce radente si ha poi anche la sera, con un profondo colore di glicine..."